Sono tanti i calciatori che, per varie ragioni, hanno deciso di rimanere nell’ombra nonostante siano stati dei fuoriclasse. E’ il caso dell’argentino Tomas Felipe Carlovich detto “El Tinche”. Uno dei calciatori più forti prodotti dall’Argentina ma che ha giocato pochissimo in prima divisione e addirittura non ha mai disputato una partita con la nazionale nonostante sia nel 1974 che nel 1978 sia stato chiamato dal CT della nazionale albiceleste. Possiamo dire una vita nell’ombra, ma una vita vissuta nella consapevolezza che il successo e la notorietà non sono il cardine principale per cui vivere. El Tinche ha preferito coltivare tante altre passioni oltre al calcio come la pesca. Nato a Rosario nel 1946, ultimo di sette fratelli, suo padre un idraulico, inizia a passare le giornate sempre con il pallone attaccato ai piedi. La sua passione lo porta nelle giovanili del Rosario Central tra le maggiori formazioni della città. A 22 anni arriva il debutto in Prima divisione. El Tinche però non è amato dai suoi mister. Ama alzarsi tardi la mattina, arriva sempre tardi agli allenamenti e soprattutto non ama molto fare le trasferte. Tutto questo lo porta lontano dalle attenzioni dei grandi club per questo finisce a giocare in serie minori forse anche per scelta. Arriva nel Central Cordoba, terza serie. Regista che predilige giocare davanti alla difesa, alto 1,83, dispensa dribbling e passaggi millimetrici che lo portano ad essere un idolo per i tifosi. Gioca e si diverte continuando a coltivare altre passioni. Per lui non esiste solo il mondo del calcio e tutto lo stress che lo circonda. La sua storia e interminabile e non basta un articolo per descriverla. Il grande Diego (Maradona) lo definiì “Maestro”: infatti durante un’intervista del 1993 quando fu definito “il più grande calciatore passato per il Rosario” lui replicherà “il più grande ha già giocato qua, il suo nome è El Trinche Carlovich”.